Anna Frank per tutti. La memoria dell’Olocausto accessibile in simboli

E’ uno di quei libri che tutti dovrebbero leggere. Senza limitazioni. Perché è patrimonio non solo della cultura, ma della storia di un secolo. “Il diario di Anna Frank” vale sempre e non ci si deve fermare alla Giornata della Memoria per ricordarlo. Ma quella di quest’anno è una occasione importante: si pone un piccolo, ma significativo tassello alla possibilità per tutti di conoscerlo. Per la prima volta viene pubblicato tradotto nei simboli della CAA, la Comunicazione Aumentativa (e Alternativa, anche se oggi si tende a usare solo il primo termine), in modo che anche chi ha disabilità intellettiva o difficoltà nello sviluppo cognitivo e nell’apprendimento possa leggere uno dei testi fondamentali del ‘900.

Rendere la cultura accessibile per fare in modo che sia sempre più possibile serbare la memoria. Ecco un altro motivo per cui questa traduzione nei simboli della CAA è tanto importante: aiuta a tramandare la memoria senza essere stati testimoni. Moni Ovadia lo spiega bene (la versione integrale del suo intervento alla presentazione la trovate alla fine del post): “Questa edizione del ‘Diario di Anna Frank’ è particolarissima e ha un valore simbolico concreto e straordinario. Una iniziativa che dovrebbe essere presa a paradigma per dare futuro all’idea della memoria, tanto importante per la società quanto rischiosa nella sua gestione. I testimoni diretti, per ragioni di anzianità, se ne andranno e il compito resterà alle future generazioni”.

Il volume, edito da “la meridiana”, è rivolto a tanti giovani e adulti che sono facilitati nella lettura attraverso la mediazione di questi simboli proprio per la difficoltà ad accedere a storie e informazioni con il solo uso di parole e lettere. Si pone fra le iniziative che mirano a colmare una lacuna: quella della presenza nelle proposte editoriali scolastiche e/o educative di libri in simboli Caa. Sono rivolti poi non soltanto a coloro che hanno una disabilità permanente, ma anche temporanea, ma vivono comunque bisogni educativi complessi.

La novità è la versione INBook. Un libro in simboli adatti a chi non associa il suono alla parola ma all’immagine, pensato e realizzato per tutte quelle persone con difficoltà linguistiche o cognitive che si approcciano con difficoltà ai testi tradizionali. Spiega Elvira Zaccagnino, direttrice di edizioni “la meridiana”: “Sono libri INsoliti, INtuitivi, INterculturali, che servono per stare INsieme, per l’INcontro, per INcuriosire e per l’INtegrazione. A differenza di altri libri in simboli, gli INbook traducono integralmente il testo e rispettano una forma condivisa da una community”.

Vi è una presenza di questi testi anche nelle biblioteche pubbliche, che è cominciata poco più di dieci anni fa alla biblioteca di Verdello, non lontano da Milano, che aprì la prima sezione di libri in simboli. Uno spazio che si è espanso, tanto da portare alla creazione di CsInBook, centro studi di libri inclusivi diventato riferimento nel settore, con pubblicazioni nate non solo per rispondere a particolari fragilità, ma rivolte a tutti, a partire dalla scuola dell’infanzia.

Uno dei testi più importanti sull’Olocausto in una versione straordinariamente accessibile nasce dalla collaborazione della casa editrice pugliese “la meridiana”, all’interno della collana Parimenti, con il team del laboratorio di creazione dei libri accessibili del Centro Documentazione Handicap / Accaparlante di Bologna e l’Associazione Arca Comunità “l’Arcobaleno” di Granarolo, attive da tempo su questo fronte (sul sito di Arca si trovano anche traduzioni in simboli di vari testi e anche pagine del Vangelo della domenica, richiamate pure nella pagina facebook della comunità)..

E’ stata importante nella sua realizzazione anche la prima presentazione dell’opera, non soltanto perché è avvenuta in un luogo simbolo come la Casa della Memoria di Milano, ma perché l’intero evento è stato all’insegna dell’accessibilità, con sottotitolazione e interpretariato nella lingua dei segni, grazie al sostegno del Pio Istituto dei Sordi di Milano, perché, come spiega chi lo ha organizzato, “l’obiettivo è abbattere barriere, a cominciare da quelle fisiche e cognitive che molto spesso ingabbiano le persone con disabilità, per arrivare a quelle della memoria, tenendo vivo il ricordo e continuando a discutere di eventi, quali l’Olocausto, che hanno cambiato la storia, in una scelta non solo culturale ma anche, di questi tempi, politica”.

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